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domenica 21 novembre 2010

Inghilterra: un frutto originale

Encantado! Mi chiamo Eduardo, studente di teologia, brasileiro, ma di sangue italiano, anzi trevisano, a dire la verità...
Sono nato ventisei anni fa in un magnifico paese, fatto di vigne, di colline e di sole del Rio Grande do Sul, chiamato  Guaporé. La regione alla fine ‘800 fu colonizzata  dagli italiani - tra cui anche il mio bisnonno Fedele, arrivato qui da piccolo con i suoi genitori - partiti in massa, piangendo e sognando in immensi bastimenti, da Genova. Il beato G.B. Scalabrini, nostro fondatore, li chiamava "i figli del lavoro e della miseria". Ma fu anche, veramente, della delusione.
Tante comunità di italiani in Brasile sono state fortunatamente accompagnate nelle loro necessità spirituali, sociali e culturali dai missionari scalabriniani, attraverso parrocchie, scuole, ospedali, giornali e radio.
Presenza bella e forte, che continua ancora oggi a dare i suoi frutti. In questo ambiente, a contatto con tanti missionari e seminaristi scalabriniani del mio stesso paese, mi sono sentito anch'io, un giorno, chiamare dal Signore.
Quasi come un loro frutto originale. Egli mi invitava a impegnarmi a una vita religiosa e missionaria come loro.
Così, nel 2002 sono entrato in seminario e dopo qualche anno dal Brasile sono venuto a vivere per i miei studi teologici proprio nella città del Papa, a Roma... e  non mi sembrava vero!
Ora, sono qui per un anno di stage pastorale, a Londra, Brixton Road. Per questa nuova tappa di formazione mi trovo ancora più al nord del mondo, ancora un altro punto di vista differente.
L'atmosfera multiculturale londinese nel fare questa esperienza è particolarmente positi-va e stimolante. Noi scalabriniani, infatti, siamo  chiamati ad annunciare e vivere il Vangelo come uomini di comunione nel mondo delle migrazioni, un pianeta sempre multiculturale. Così, al Centro Scalabrini ogni domenica incontro tre diverse comunità: gli italiani, - i pionieri della casa, all'origine della nostra missione  - una vivace comunità filippina e un'altra numerosa di origine
portoghese.
In queste presenze può sembrare, a volte, faticoso accettare il diverso, perché siamo spinti da necessità comuni e dobbiamo condividere gli stessi spazi, gli orari, la chiesa e le cose.
Condividiamo tuttavia, in particolar modo, la stessa fede e l'esperienza originale di una vita di emigrazione.
Il tempo della memoria Un frutto originale Il Natale poi ci porterà a celebrare, prossimamente, la nascita
di un bambino inserito a sua volta in una tradizione e una cultura particolari, medio-orientali, ma venuto per rivelare a
tutti l'unica umanità che palpita sotto la pelle di culture diverse. Sì, siamo tutti figli dello stesso Padre. Ed è la fratellanza il nostro carisma.
Per questo posso dire che qui mi trovo "a casa", anche se sono un brasiliano che vive circondato da italiani, filippini, portoghesi e... inglesi!
Una casa che ormai per me si è fatta ben grande, più di quanto immaginavo. Per cui, è sorridendo che ogni tanto mi ripeto un vecchio proverbio imparato da piccolo: "O mundo è grande, mas Brasil è maior!"



Scritto da Eduardo Pizzutti   
Lunedì 15 Novembre 2010 13:40
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